Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi anni il dibattito relativo all'opportunità di istituire una nuova provincia nell'area meridionale del Lazio, con capoluogo Cassino-Formia-Sora, è stato alimentato da una serie di concrete proposte legislative che purtroppo non hanno dato i risultati sperati. Ciò nonostante, non si sono indebolite le speranze e la volontà delle popolazioni interessate a intraprendere nuove iniziative in merito.
      Da un punto di vista generale, l'opportunità di pervenire all'istituzione di una nuova provincia si pone in linea con il processo di decentramento delle funzioni e delle risorse «verso il basso» e con i princìpi che ne governano la allocazione (sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione), cui le leggi di revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione hanno conferito rango costituzionale.
      Il rinnovato scenario costituzionale, determinato dalla entrata in vigore della legge 5 giugno 2003, n. 131, recante «Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3», rappresenta, quindi, un ulteriore fattore che giustifica l'iniziativa di istituire una nuova provincia nel Lazio, anche alla luce della prossima istituzione della città metropolitana di Roma o di Roma Capitale (articolo 114, terzo comma, della Costituzione), che potrebbe determinare un riassetto degli attuali confini delle circoscrizioni provinciali della regione Lazio.
      D'altronde, i comuni che dovrebbero essere ricompresi nel territorio del nuovo ente, che comprende le tre grandi aree di Cassino, di Formia-Gaeta e di Sora, sono storicamente legati, oltre che da una spiccata omogeneità culturale e geografica, dalla precedente organizzazione amministrativa: quella risalente al periodo delle antiche Terre di San Benedetto e, successivamente, al Regno delle Due Sicilie, che

 

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era tesa a valorizzare le peculiarità derivanti dalla collaborazione mediana tra le due grandi macro aree di Roma e di Napoli.
      Dopo l'Unità d'Italia, i comuni del Lazio meridionale furono inclusi - coerentemente - nella vasta provincia di Terra di Lavoro, fino a quando, nel 1927, venne disposta la loro annessione alle neo istituite province di Latina (allora denominata Littoria) e di Frosinone.
      La configurazione territoriale «longitudinale» di queste ultime, e la posizione dei relativi capoluoghi a una distanza considerevole (talora superiore ai 100 chilometri) dalla maggior parte dei comuni del Lazio meridionale, hanno determinato scelte politico-amministrative troppo spesso sbilanciate in favore delle aree settentrionali della provincia, anche per effetto della forza centrifuga esercitata dal grande polo romano.
      Non è infatti un caso che le tre aree citate evidenzino una evidente marginalità nella ripartizione degli investimenti, nella realizzazione delle infrastrutture e nella localizzazione dei servizi, marginalità che è la principale causa della loro attuale arretratezza economica.
      L'istituenda provincia sarebbe certamente in grado di ricondurre ad unità e di valorizzare adeguatamente i suddetti fattori di omogeneità.
      Il Lazio meridionale è infatti dotato di strutture socio-economiche che esercitano una forza di attrazione nei confronti dei territori limitrofi: basti pensare, per quel che riguarda in particolare la città di Cassino, alla presenza dell'Abbazia di Montecassino, dell'università, del tribunale, dello stabilimento FIAT, degli uffici finanziari, dell'ufficio del registro, dell'ufficio dell'area territoriale polifunzionale della regione Lazio (ex genio civile), della sede dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, dei consorzio di sviluppo industriale del Lazio meridionale e di numerosi istituti scolastici superiori.
      La presenza, oltre che a Cassino, anche a Formia e a Sora di pubblici uffici, di servizi sanitari, scolastici e universitari, commerciali e culturali rende necessario un coordinamento amministrativo, inteso sia come raccordo tra comuni e la regione, sia come diretta promozione di interventi sul territorio, al fine di rendere possibile un'attività di programmazione volta a favorire lo sviluppo economico e in particolare quello turistico, una delle molte potenzialità inespresse della nostra terra. In tale modo si potrà intervenire adeguatamente anche nel settore strategico della viabilità, dando luogo a quella rete di infrastrutture assolutamente necessarie per favorire un organico sviluppo in tutti i settori dell'economia locale, come il turismo, l'industria e l'agricoltura. A questo riguardo sono da tenere in forte considerazione l'asse Formia-Cassino-Sora-Avezzano e quello Gaeta-Cassino-Termoli, che conferiscono al Lazio meridionale una posizione strategica di snodo del centro Italia.
      Infine, le considerazioni di carattere storico, culturale, geografico ed economico a sostegno della presente iniziativa legislativa e le attuali favorevoli condizioni istituzionali sono sostenute dalla volontà delle amministrazioni territoriali interessate, che hanno ottenuto il più ampio consenso dei loro cittadini. In particolare, risultano acquisite le deliberazioni di 41 dei 63 comuni ricompresi nell'area dell'istituenda provincia, che rappresentano la maggioranza della popolazione complessiva dell'area stessa (circa 205.000 abitanti su 310.000 complessivi; tra i comuni favorevoli si possono ricordare Acquafondata, Aquino, Arce, Atina, Ausonia, Belmonte Castello, Casalattico, Casalvieri, Cassino, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Cervaro, Colfelice, Colle San Magno, Coreno Ausonio, Esperia, Formia, Gallinaro, Picinisco, Piedimonte San Germano, Pignataro Interamna, Pontecorvo, Rocca d'Arce, Roccasecca, San Biagio Saracinisco, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Andrea del Garigliano, Sant'Apollinare, Santi Cosma e Damiano, Sant'Elia Fiumerapido, San Vittore del Lazio, Settefrati, Sora, Terelle, Vallemaio, Vallerotonda, Villa Latina, Villa Santa Lucia, Viticuso).
 

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